Dopo aver visitato l'interno della moschea (che ci ha ricordato molto quella di Istanbul, dove siamo stati di recente), decido di salire i 121 scalini del minareto
4
meridionale (Dinda rinuncia all'impresa), da dove si gode una vista stupenda del Red
Fort, della Old Delhi e delle animate strade che circondano la moschea.
Lasciata la Jama Masjid, raggiungiamo Chandni Chowk, un ampio viale che
solitamente è gremito di folla, venditori
ambulanti e ciclo-risciò; oggi, però, i numerosi
vicoli del bazar sono poco affollati perchéè stato proclamato uno sciopero e circola soltanto la gente che vive nella zona. Peccato,
perché ci sarebbe piaciuto perderci nel bazar!
Allora, ci spostiamo di fronte a Chandni Chowk
per visitare il Red Fort, il primo dei numerosi
forti in arenaria rossa che visiteremo nel corso
del nostro tour indiano.
Entriamo nel forte attraversando le arcate del bazar coperto, dove numerose
botteghe vendono oggetti di artigianato e souvenir per turisti.
La prima costruzione che incontriamo è la Sala
delle udienze pubbliche (Diwan-I-Am), dove l'imperatore Shah Jahanascoltava le lamentele
e le dispute dei suoi sudditi. All'interno di un grande porticato sostenuto da numerose colonne con gli archi lobati tipici della tradizione araba, la nostra attenzione è richiamata da un grande trono a baldacchino in marmo bianco che a suo tempo era tempestato di pietre preziose asportate dopo la prima guerra d'indipendenza. I pilastri e gli archi del porticato si presentano tutti in arenaria rossa, ma in origine erano interamente rivestiti in stucchi bianchi, mentre sui pavimenti erano stesi dei tappeti e la luce del sole veniva filtrata da tende color cremisi. Subito dopo ammiriamo la lussuosa Sala delle udienze private (Diwan-I-Khas), riservata agli incontri privati, ornata con motivi floreali sulle colonne. Un soffitto in legno dipinto ha sostituito quello originale, in argento e rifinitoin oro.
Il fulcro della sala era costituito dal magnifico Trono del pavone, in oro e pietre preziose, trafugato dall'imperatore persiano Nadir Shah nel 1739. Percorso un viale circondato da giardini, raggiungiamo la Shahi Burj, una costruzione in marmo bianco di forma ottagonale sul confine nordorientale del forte che veniva utilizzata come studio privato da Shah Jahan.
Da questo punto un fresco corso d'acqua chiamato nahr-i-bihisht (fiume del paradiso), prelevato dal fiume Yamuna,scorreva attraverso i bagni reali e l'Hammam. 5Ad est dell'hammam ammiriamo il Moti Masjid, la splendida Moschea delle Perle: una piccola moschea a tre cupole in marmo bianco, con una scaletta a tre archi che porta al cortile. Passando sotto i portici della Naubat Khana (la Casa del tamburo), usciamo dal Red Fort, considerato uno dei più importanti dell'India per la perfetta sintesi di arte persiana, europea e indiana. Siamo stanchi e accaldati (sono le 14,30 e la temperatura è di circa 34 gradi), ma la visita di questo sito, dichiarato dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, è stata sicuramente di grande interesse. Con qualche fatica riusciamo ad incontrarci con il nostro autista (che ci aspettava in un parcheggio un po' distante) e ci dirigiamo verso il Raj Ghat. In un sito immerso in una atmosfera di pace e silenzio, una piattaforma quadrata in marmo nero segna il luogo in cui venne cremato il Mahatma Gandhi.
Ci raccogliamo in una composta preghiera unendo le mani al centro del cuore. Sono le 4 del pomeriggio, ma abbiamo ancora sufficienti forze per una veloce visita dell'Old Forta New Delhi. Appena scendiamo dall'auto, veniamo avvicinati da due donne che ci spillano alla maglietta una bandierina chiedendoci una offerta; osservando meglio, ci accorgiamo che una di loro è in realtà un "travestito"! Rimaniamo sconcertati e perplessi, perché finora eravamo abituati a frotte di bambini che ci chiedevano qualcosa, ma non ci aspettavamo certo di incontrare in India dei transessuali con il sari... Conosciuto anche come Purana Qila, l'Old Fort, costruito nel 1538 dal sovrano afghano Sher Shah, è caratterizzato dalle massicce mura e da tre maestosi portali. Gli storici ritengono che il forte sia stato edificato sul sito dell'antico insediamento di Indraprastha, la capitale dei Pandava.
All'interno sorge la Kuhna Masjid, una moschea in marmo e arenaria rossa. Entrando dalla porta sud ammiriamo una elegante torre ottagonale in arenaria rossa, la Sher Mandal, utilizzata da Humayun come biblioteca. 6Ultimata la visita dell'Old Fort, che pur con le sue particolari caratteristiche architettoniche non ha stimolato la nostra fantasia quanto il Red Fort, ci trasferiamo al complesso di Qutb-Minar, un sito all'interno del quale svetta maestoso un minareto in arenaria rossa alto ben 72 metri (con una base di oltre 14 metri) che costituisce una vera meraviglia architettonica. È il più alto minareto in mattoni del mondo e un importante esempio di architettura indo-islamica. Osservandola si possono notare i 5 piani balconati, di cui gli ultimi due mescolati con marmo.
Gli studiosi si interrogano ancora oggi sul perché sia stato costruito questo minareto, oltre naturalmente che per la chiamata dei fedeli alla preghiera da parte del muezzin, nell'attigua moschea di di Quwwat-ul-Islam. Tra le teorie, qualcuno pensa che sia stato costruito come torre per festeggiare una vittoria, o come monumento all'Islam o, ancora, come torre d'avvistamento a scopo difensivo. Anche sul nome del minareto esistono varie opinioni: alcuni storici credono che Qutb Minar derivi dal nome dal sultano Qutb-ud-din Aibak, mentre altri sostengono che sia il nome in onore di Khwaja Qutb-ud-din Bakhtiar Kaki, un santo originario di Baghdad che visse a lungo in India e fu molto venerato dalla popolazione.
Nel complesso di Qutb c'è un'altra meraviglia, la Colonna di Ashoka. È una delle curiosità metallurgiche più famose del mondo: costituita al 98% di ferro, è una colonna alta 7,21 metri e pesante oltre sei tonnellate, eretta da Chandragupta II Vikramaditya durante l'impero Gupta che regnò sull'India settentrionale fra il IV e il VI secolo d.C. Sulla colonna è presente un'iscrizione che spiega la sua costruzione in onore di Vishnu - come mostra il Garuda, che di Vishnu è il veicolo, posto sulla sommità - e alla memoria dello stesso re Chandragupta II.
Quando Qutb-ud-din Aybak distrusse i templi preesistenti per erigere il Qutb Minar e la moschea Quwwat-ulIslam, la colonna di Ashoka fu l'unica parte di quei templi che venne lasciata intatta; la moschea stessa si sviluppò intorno alla colonna, che ha sempre destato curiosità poiché, nonostante il clima monsonico, ha resistito alla corrosione per 1600 anni grazie ad un sottilissimo strato di ossido generato dalle particolare lega ricca di fosforo. Su questa colonna pesa una superstizione che dice che se abbracci la colonna appoggiando la schiena con le braccia all'indietro, e riesci a toccare le dita fra loro ituoi desideri si avvereranno...
Il racconto continua...